Stipendi differenziati tra Nord e Sud, l’ipotesi per la scuola

Alla fine di ottobre, il ministro per l’Istruzione Valditara aveva assicurato i Sindacati di voler un segnale concreto ai temi avvertiti come prioritari dagli operatori del mondo della scuola, compreso il tema delle retribuzioni e quello della valorizzazione.

Messo al sicuro il rinnovo contrattuale 2019/21, senza però avere ottenuto dall’ex Finanziaria risorse utili per il triennio successivo, il ministro leghista ha deciso di trovare strade alternative a quella, legislativa, che porterà gli aumenti promessi ben oltre la fine della legislatura. E ad appena il 4% del corpo docente.

Per questo ha lanciato l’idea di un incontro tra ministri dell’Istruzione e delle Finanze per trovare forme nuove di finanziamento alla scuola, anche attraverso privati.

Un concetto ripetuto solo pochi giorni fa con l’ipotesi degli stipendi differenziati:

” Chi vive e lavora in una regione d’Italia in cui è più alto il costo della vita dovrebbe guadagnare di più”.

E’ stato lo scivolone del ministro.

” Ci auguriamo – ha sottolineato il Segretario generale Uil Scuola Rua Giuseppe D’Aprile – che le dichiarazioni di questi ultimi giorni del ministro Valditara non corrispondano a reali intenzioni”.

Diversamente significherebbe rimettere radicalmente in discussione l’assetto del contratto collettivo nazionale accentuando la diseguaglianza sociale che, a parità di lavoro, porta a percepire stipendi diversi sulla base del luogo dove si svolge la propria attività.

” Se veramente si vuole sostenere la scuola statale nazionale – continua D’Aprile – e questo significa non solo docenti ma anche ATA e Dirigenti – bisogna investire risorse statali sia nelle spese strutturali che nei capitoli delle spese correnti, rinnovare i contratti per tempo, utilizzare le risorse messe a disposizione dall’Europa e sottrare la scuola dai vincoli di bilancio:  per riconoscere a tutto il personale della scuola stipendi dignitosi che valorizzino il lavoro di tutti i giorni, da Nord a Sud”.

Nessuna contrarietà se risorse private giungessero a sostegno della scuola statale nazionale.

” Il punto però è che queste risorse spontanee, destinate alla scuola di tutti, vengono annunciate ma raramente poi vengono concretizzate”.

Mecenati privati per la scuola pubblica, perché no? Ma ci sono?

L’unica cosa certa è che al momento fondi  privati vanno verso scuole private.

L’intervista al Segretario generale Federazione Uil Scuola Rua Giuseppe D’Aprile