La Proposta del Presidente dell’INPS Pasquale Tridico sul tavolo delle ipotesi di riforma del sistema pensionistico pubblico, dopo il probabile addio a quota 100 dal 2022.
In una lunga intervista a La Stampa Tridico ha affermato:
“ Dopo Quota 100 non c’è la fine del mondo, ci sono diverse misure di flessibilità da ampliare: l’Ape sociale, i precoci, gli usuranti”.
Poi ha aggiunto:
“Andare in pensione dai 62-63 anni solo con la quota che si è maturata dal punto di vista contributivo. Il lavoratore uscirebbe dunque con l’assegno calcolato con il contributivo e aspetterebbe i 67 anni per ottenere l’altra quota che è quella retributiva. Poi è necessario tutelare i fragili, come gli oncologici e gli immunodepressi, che nella fase post Covid devono poter andare in pensione prima”.
In pratica, lo scivolo consentirebbe di anticipare la liquidazione della quota contributiva della pensione all’età di 62 -63 anni ; a liquidazione della parte retributiva della pensione avverrebbe invece all’età di 67 anni. Una sorta di pensione a formazione progressiva.
E infine: “Il sistema di welfare del futuro deve essere più inclusivo. Ai lavoratori occorre garantire una formazione continua, conoscenze e competenze, per rimanere sempre agganciati al mercato”.
Con i sindacati Tridico auspica che si possa trovare una convergenza.
“Se pagassimo subito tutta la pensione, indipendentemente dai contributi, a 62-63 anni, – ha concluso Tridico – verrebbe meno la sostenibilità finanziaria. La mia è una proposta aperta ad altri innesti, che il ministro Orlando sta valutando, come la staffetta generazionale o le uscite parziali con il part-time. Ma non possiamo tornare indietro rispetto al modello contributivo. Il sistema previdenziale italiano è stato scolpito da due grandi riforme: la Dini del ’95 e la Fornero nel 2011. È quello il nostro impianto ed è proprio qui dentro che dobbiamo incrementare i livelli di flessibilità, tenendo presente che abbiamo bisogno di equità e sostenibilità”.
I Sindacati Cgil, Cisl e Uil chiedono di superare la legge Fornero a partire dal 2022, introducendo una flessibilità in uscita dai 62 anni di età o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età (la cosiddetta Quota 41).
I sindacati chiedono anche un assegno di garanzia per i giovani, misura già oggetto di studio dell’Inps in riferimento ai giovani con carriere discontinue.