“Questo non è uno sciopero qualunque, uno di quelli che chiede qualche spicciolo in più, che pure è il minimo sindacale. E’ uno sciopero che rivendica la libertà e vuole ridare dignità a tutto il personale della scuola, che è sotto attacco da decenni”.
Con queste parole Uil Scuola ha commentato la manifestazione di questa mattina, che ha visto i Sindacati coesi scendere in piazza a Milano per difendere la scuola costituzionale del paese.
Il Segretario generale Uil Scuola Pino Turi ha ringraziato tutti coloro che si sono svegliati alle 2 attraversando l’Italia per essere in piazza poche ore fa ( vedi video).
“E’ questo il momento di ribellarsi – sottolinea Turi – e di chiedere di cambiare le politiche sulla scuola. Di ragioni per protestare ce ne sono tante, come le misure attese e non realizzate, come i patti non rispettati, gli annunci e le azioni del Ministro. Ci siamo illusi che si fosse tornati a utilizzare il metodo del confronto sociale ed economico, ma solo a parole”.
“Nei fatti – hanno spiegato in piazza – la sottoscrizione di diversi accordi è rimasta lettera morta. La stagione dei Patti senza una vera interlocuzione per il lavoro ed anche uno specifico per la scuola è servita a nascondere le vere politiche di marginalizzazione e di aziendalizzazione del sistema. Patti importanti anche per gli impegni assunti”.
Quello sulla scuola, siglato a maggio, prevede 21 punti: dalle classi sovraffollate, passando per le grandi inadempienze sul reclutamento che hanno affossato ogni soluzione sul precariato e trasformato il ministero in un concorsificio inutile per certa politica e dannoso per il sistema, senza considerare il magro ed insufficiente finanziamento del rinnovo del contratto nazionale.
Questa estate, nel corso della fase per le immissioni in ruolo, i dubbi hanno cominciato a diventare certezze. Tutta la politica sul reclutamento si è rivelata fallimentare tanto che si è riusciti a malapena a coprire appena il 40% dei posti autorizzati.
La piaga del precariato rimane strutturale: anche l’anno scolastico 2021/2022 è partito con il 25% dei posti di organico occupato da personale precario, ma è addirittura peggiorata la condizione di questi colleghi imponendo il vincolo alla mobilità per un triennio, che per i Dsga neo immessi in ruolo si estende addirittura a cinque anni.
I Dsga facenti funzione sono diventati un esempio di una vicenda dai connotati inverosimili: solo per loro il possesso del titolo di studio diventa un vincolo insuperabile.
E, sempre in tema di organico, in piena emergenza epidemiologica, si è adottato l’organico Covid solo per i primi quattro mesi del nuovo anno scolastico, poi prorogati per l’intero anno al solo personale docente.
Ma Uil scuola rivendica: i protocolli sulla sicurezza, la tutela della salute dei lavoratori e le azioni di tutela verso gli studenti
E per quanto riguarda la Legge di Bilancio, per il Sindacato:
“ Non ci sono i soldi per valorizzare le professionalità del personale docente, quelli per rifare l’ordinamento professionale del personale Ata, per incrementare la dotazione del fondo di istituto per finanziare i contratti di scuola. Né per incrementare gli organici di docenti, Ata e dirigenti scolastici, o per decongestionare il numero delle classi”.
Al personale della scuola resta il regalo di una formazione continua mortificante: si ipotizza addirittura una scuola di alta formazione dove mandarli, a turno, a insegnargli ad insegnare. Una formazione per un milione di lavoratori che vanno formati. “Ci domandiamo da chi?”
Come se non bastasse, rispunta il progetto subdolo dell’autonomia differenziata che minaccia di far saltare i già precari equilibri. Rispunta e minaccia non di colmare i divari, ma di ampliarli in maniera irreparabile.
Una strada già aperta al finanziamento delle scuole private da parte dei comuni e delle regioni che, contro la Costituzione, viene fatta con i soldi dei contribuenti.
E’ per queste ragioni che la scuola oggi si è fermata per chiedere politiche di sviluppo e di riconoscimento del sistema democratico e partecipato della scuola costituzionale.