Ebbene sì, non c’è da allarmarsi ma può accadere di risultare positivi al coronavirus anche dopo aver ricevuto il vaccino.
Su giornali, social network e gruppi WhatsApp si legge sempre più spesso di episodi del genere, con il rischio di causare qualche incomprensione sul funzionamento e l’utilità dei vaccini.
Proviamo a fare un po’ di chiarezza: È possibile, anche se per il momento sembra relativamente raro, ottenere un esito positivo nei test molecolari per il coronavirus anche settimane dopo la vaccinazione, ma questo non vuol dire che qualcosa sia andato storto. Ogni persona infatti è un caso a sé e risponde in maniera diversa al vaccino. Pare comunque certo che, nel cento per cento dei casi, il vaccino protegga comunque dalle forme più gravi. E questo serve ad evitare il sovraffollamento degli ospedali e a ridurre il numero di morti, che resta il prezzo più alto pagato in tutto il mondo per questa pandemia.
Inoltre c’è da aggiungere – come spiegato a Le parole della settimana su rai 3 dall’immunologa Viola- che spesso:
“Ricevuta la prima dose di vaccino si tende ad abbassare la guardia perché ci si sente più tranquilli ma l’immunizzazione non è ancora avvenuta dopo la prima inoculazione “.
Può quindi accadere che l’eventuale infezione si sviluppi abbastanza da essere rilevata dai test, anche se al momento non sappiamo ancora con che frequenza. I dati preliminari dai paesi in cui la campagna è più avanti sono però incoraggianti.
Inoltre c’è da dire che si può essere positivi anche senza essere malati . In quest’anno di pandemia, tanti sono stati gli asintomatici che non hanno mai sviluppato sintomi pur rimanendo positivi a lungo. Si è poi scoperta l’importanza di lasciare in isolamento questi soggetti poiché, non si sa con quale gravità, è certo che diffondano il virus ad altri.
Il vaccino, che sembra proteggere anche dal rischio delle varianti, non è però una specie di barriera inviolabile e invisibile contro il virus, e non ha lo stesso identico effetto su ogni persona. Ma di sicuro prepara il sistema immunitario di modo che in caso di contatto con il coronavirus agisca impedendo lo sviluppo dei sintomi, o almeno di quelli più gravi. E in tempo di pandemia non è cosa da poco.