“Non è una questione di empatia ma di rispetto reciproco”. Secca la risposta del segretario generale della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile alle parole di Luciana Littizzetto che sulla vicenda della docente di Rovigo colpita tre mesi fa alla testa da pallini sparati da una pistola ad aria compressa, durante la lezione all’Istituto tecnico Viola Marchesini ha commentato che “se il professore riesce a essere empatico non gli sparano con la pistola ad aria compressa”.
“Mi spiego – sottolinea D’Aprile all’Adnkronos – le aggressioni da parte degli alunni agli insegnanti sono in aumento e spesso vengono giustificate dai genitori e dal resto della società. Si tratta di atteggiamenti che non dovrebbero essere sottovalutati e minimizzati assolutamente. Più che alimentare, da parte della politica, un dibattito che in questi termini è, secondo me, senza prospettiva risolutiva, la discussione andrebbe riportata su un piano politico più ampio e coinvolgere i diversi attori”.
E poi continua:
“Invece di cercare un colpevole, chiediamoci perché questo succede. Perché l’alunno si permette il lusso di fare questo? Un’idea me la sono fatta perché di scuola ne parla sempre più chi non la conosce, chi non la vive tutti i giorni; perché la scuola è sempre più denigrata; perché per la scuola e per il personale che vi lavora c’è poco rispetto e scarsa considerazione di ciò che si fa con professionalità e dedizione. In un tempo non lontano l’insegnante godeva di un prestigio sociale, di una credibilità e di un’autorità educativa che costituivano un punto fermo per le famiglie e per la nostra vita collettiva. Tutto ciò va recuperato, lo diciamo da tempo, facendo molta attenzione a parlare di scuola con superficialità, trattandola bene anche attraverso una maggiore considerazione del personale che vi lavora. È un processo giornaliero che parte dalle parole. Una di quelle è rispetto”.