Intervista al Segretario Generale Uil Scuola Pino Turi
Scuole aperte ma in sicurezza: è questo il monito del Segretario Generale Uil Scuola Pino Turi che, all’indomani dell’incontro tra confederazioni e sindacati con la Ministra Azzolina, rilascia una lunga intervista al nostro sito.
“Dall’incontro di qualche giorno fa con il Ministro della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina, purtroppo, è venuto fuori poco o niente. Una politica caratterizzata dalla mancanza di dialogo e di confronto non serve in questo momento a nessuno. I pochi atti negoziali, come il protocollo sull’apertura delle scuole in presenza e in sicurezza, sono stati nei fatti disattesi. Serve un clima di fiducia: i lavoratori della scuola sono persone perbene che agiscono con responsabilità, non vanno nelle piazze a bruciare cassonetti ma hanno la stessa rabbia e non si sentono rappresentati dalle decisioni di questo governo. Con il quale abbiamo obiettivi condivisi ma strade che, almeno fino a questo momento, non si sono ancora incrociate”.
Non usa mezzi termini il Segretario Nazionale della Uil Scuola Pino Turi che, con una punta di rammaricata tristezza, delinea luci ed ombre sul mondo della Scuola, in un momento particolarmente difficile per il nostro paese. Parla di Covid, di presidi sanitari, di Dad e di docenti, che sono “in prima linea come i medici”, di precari e di concorsi. E si augura un’apertura da parte del governo sul tavolo ancora aperto delle relazioni sindacali.
Turi cominciamo dal Concorso Straordinario Nazionale, partito in piena emergenza Covid. Qual è la vostra posizione
Il concorso è partito male e andrà, credo, anche peggio. Dalle prove suppletive resteranno fuori all’incirca 7mila persone. Calcolate in questo modo: La scorsa settimana, all’avvio delle prove, sì è presentato l’80,6 % delle unità, mancava dunque l’11,4%. Indice quest’ultimo che va moltiplicato per le 66mila unità che partecipano. Significa che circa 7mila persone resteranno fuori per Covid. E’ una cifra enorme, circa dieci o venti volte in più dei lavoratori Whirpool di Napoli che sono stati tagliati fuori dal mondo del lavoro. Noi abbiamo chiesto un concorso con valutazioni curriculari, per titoli, con colloquio finale in presenza. Ad oggi, francamente, non sappiamo in che modo il concorso potrà continuare.
Perché dice che con il governo non c’è intesa
Perché nei fatti non c’è ascolto. Nel mondo della Scuola italiana gravitano circa 800mila docenti, 8milioni di studenti a cui va aggiunto il personale ATA. Un mondo numeroso che è esposto ogni giorno in classe, con i docenti schierati in prima linea che nessuno tutela. Basti pensare che gli insegnanti non sono stati dotati dei dispositivi di sicurezza mascherine FFp2 ma solo di quelle chirurgiche. Per non parlare poi dei lavoratori fragili.
Chi sono
Sono tutti quei docenti e personale ATA che hanno patologie pregresse e che hanno superato i 65 anni di età. Per loro ammalarsi di Covid significa mettere seriamente a rischio la propria vita.
A tal proposito, ritiene sia giusto che molti docenti si collegano con la Dad malgrado siano positivi
No, se sono malati assolutamente no. Si può discutere su quelli in quarantena, ma anche per quelli bisogna distinguere: un conto è essere in quarantena perché c’è un alunno positivo, altro è se il positivo è il figlio che è in casa. Serve una certificazione di un medico, vanno considerati anche gli aspetti psicologici. I Dpcm danno precise indicazioni in merito. I lavoratori che sono ammalati di Covid o che sono in quarantena fiduciaria non hanno decurtazioni sullo stipendio ma se ad ammalarsi è un lavoratore fragile, magari precario, dopo il primo mese di malattia lo stipendio diminuisce.
Qual è la sua opinione sulla Didattica a distanza che è prevista, al momento, dal governo per il 75 per cento
La Dad non è la panacea. La digitalizzazione, che pure serve nel momento dell’emergenza non può sostituirsi al pensiero o al senso critico che si imparano a scuola. La Dad al 75 per cento si sarebbe potuta evitare se si fosse agito sull’aumento delle aule, che non ci sono, e dimezzando le classi perché il Covid si alimenta in un’aula se a respirare all’unisono ci sono troppe persone. La scuola è un sistema a tratti obsoleto le cui carenze strutturali non le ha portate il Covid 19, semmai le ha solo messe in evidenza. Noi come sindacato avevamo chiesto, già quest’estate, di ridurre gli alunni nelle classi aumentando il personale ma invece hanno aumentato i banchi. Ad agosto nelle scuole non si è visto un operaio. Attualmente sulla Didattica a distanza non ci sono vedute di politica unitaria. Serve un vero contratto ma non ci sono i presupposti per stipularne uno buono.
Insomma, si rischia il caos
Più di quello che c’è adesso mi pare francamente difficile. In ogni modo il Dpcm dice che il 75 per cento degli alunni deve essere a casa, il resto in classe alle 9 per scaglionare l’utenza dei trasporti e non accavallarla con quella dei lavoratori. Ma questo vale per città come Milano o Napoli ma non può valere in un piccolo paesino di provincia. Nella Scuola esistono Organi Collegiali che rappresentano alunni, docenti, genitori e che possono, di concerto con i Presidi, prendere decisioni mirate anche sulla Dad.
Ha toccato il difficile nodo dei trasporti
Vede, anche qui il discorso non è molto diverso. La metropolitana di Napoli o di Milano o delle grandi città ha una determinata affluenza giornaliera specie in determinate fasce orarie. La capienza dell’80 per cento è stata prevista dal Cts (Comitato tecnico scientifico ndr) ma, a mio avviso, se ci sono troppe persone in metro o su un autobus il rischio di contagio aumenta, e poi si giunge a scuola e di lì a casa e il Covid poi si diffonde tra le mura domestiche. La scuola si può rendere sicura ma bisogna arrivarci per fare lezione.
Con la chiusura delle scuole anche le famiglie sono in subbuglio, l’organizzazione spesso è difficile
La fermo un attimo, la scuola non è il deposito dei ragazzi. E’ il luogo dove essi imparano, dove costruiscono il loro futuro, dove interagiscono con i compagni, dove si formano un’opinione. Il diritto allo studio non va confuso con l’assistenza se no diventa un’altra cosa. Esiste l’aspettativa retribuita per il genitore lavoratore che non può lasciare solo il figlio e dovrebbero poter esistere convenzioni con associazioni che si occupano di intrattenere bambini e ragazzi mentre i genitori sono al lavoro.
Quanto incide lo studio con la Dad sulla psiche dei ragazzi
I ragazzi sono resilienti, sono una risorsa che spesso sa stupirci, in meglio ovviamente. In molti hanno chiesto di rientrare a scuola: hanno bisogno della loro piccola comunità, del loro vicino di banco, di istruirsi superando le difficoltà grazie all’amico di classe. E’ sempre stato così e lo comprendiamo. Ma la scuola deve essere in presenza e in sicurezza. La Uil aveva chiesto già da tempo dei presidi sanitari nelle scuole o afferenti a gruppi di scuole con personale sanitario per il tracciamento. Attualmente nelle scuole c’è un referente Covid, fa parte del personale scolastico senza competenze specifiche, insomma non è un medico. I fondi potrebbero essere presi dal Mes per costituire questi presidi saremmo ancora in tempo.
Per concludere, che futuro vede per la Scuola Italiana
Un futuro non roseo, vorrei poter essere ottimista ma devo essere realista. La questione è molto complessa e tale resterà fino alla fine della pandemia o almeno all’arrivo del vaccino. Da parte del governo, mi ripeto, non c’è flessibilità. C’è un problema di tenuta democratica di questo paese. Non servono ragionamenti tattici, occorre avere una visione strategica. Ci servono tempi e modi per mettere in piedi contratti condivisi che avvantaggino la scuola e non la burocrazia.