Il Segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri è al fianco di Uil Scuola.
Lo ha dichiarato questa mattina alla manifestazione che si è tenuta quest’oggi a Roma in Piazza Santi Apostoli.
“La Uil confederale – ha dichiarato Bombardieri – è al fianco della Uil scuola, delle lavoratrici e dei lavoratori del settore che oggi incrociano le braccia per rivendicare il principio dell’autonomia contrattuale, per difendere la dignità della professione e per ottenere una giusta valorizzazione del proprio lavoro che è a beneficio degli studenti e delle loro famiglie”.
Lavoratori a cui è affidato il futuro dei nostri figli. E ancora:
“Mentre è aperto un tavolo all’Aran – spiega il segretario della Uil-, il Governo è intervenuto unilateralmente, con decreto, per stabilire regole per il reclutamento e la formazione degli insegnanti: una decisione che mortifica la loro professionalità e calpesta la libertà della contrattazione. Quel provvedimento stabilisce un modello di formazione unico e obbligatorio per tutti, ma garantisce riconoscimenti economici solo a una parte dei soggetti coinvolti. Non assicura, inoltre, alcuna prospettiva alle decine di migliaia di precari che, da anni, attendono di essere stabilizzati. Tutto ciò è incomprensibile e inaccettabile”.
Per il segretario generale Uil Scuola Pino Turi: “Lo sciopero impone un alt al Governo. Gli insegnanti sono professionisti, non burocrati”.
Turi, nel suo intervento, ha poi ricordato i due anni difficilissimi per la scuola a causa della pandemia e la resistenza e la resilienza di studenti e insegnanti.
“Che – ha sottolineato Turi – sono coloro che hanno attuato la resilienza con risorse e capacità proprie e non per effetto di circolari ministeriali o indicazioni dirigenziali che, in alcuni casi ne hanno complicato le procedure. Adesso invece di riconoscere il loro impegno, la loro professionalità si vogliono formare tutti. Con un progetto di Alta formazione che vorrebbe (ri)formare 800mila docenti. Un progetto che ha dell’incredibile se non fosse scritto in un atto di Governo”.
Eppure l’insegnamento, quello vero, è la molla che ho portato centinaia di migliaia di docenti a scioperare quest’oggi. Insegnanti che ancora credono nella bellezza della professione.
Per Turi : “E’ impensabile che, in coincidenza con l’apertura del negoziato per il rinnovo contrattuale, questo Governo, con un suo provvedimento, dispone che cosa devono fare gli insegnanti nella loro professione e decide pacchetti di ore di lavoro gratis per tutti e premi per pochi. Pensare di assegnare aumenti per decreto significa intervenire pesantemente nel percorso negoziale appena avviato. Gli insegnanti sono professionisti, non burocrati ,e vanno aggiornati non formattati”.
E Turi, nel suo lungo intervento dal palco romano ricorda la piaga del precariato.
“Reclutamento e formazione sono le facce di questo decreto – aggiunge Turi – ma nessuna chance è data ai precari. Il percorso che si prospetta per quanti hanno già tre anni di lavoro alle spalle è quello del gioco dell’oca. Si riparte da zero. E questa è una ingiustizia, oltre che uno spreco di competenze di lavoratori che sanno come e cosa insegnare a dispetto di chi vince (si badi bene), non supera un concorso”.
Il personale della scuola, con questo sciopero sta imponendo un alt al Governo. La scuola va sostenuta con attenzione, investimenti e considerazione per chi ci lavora.
E poi non è mancato un richiamo alle recenti elezioni RSU che hanno intrapreso un’azione politica veramente importante. Con una fortissima adesione, le elezioni hanno dimostrato che il voto e la democrazia sono insostituibili in un paese democratico.
I valori della scuola sono i valori e i principi della convivenza civile e della costituzione che mette al centro la persona e fa nascere talenti.
Ma la scuola pubblica non piace all’èlite economica del paese e non piace al Governo.
E dal palco ancora un monito sul Pnrr.
“Gli i investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza non vedono un centesimo destinato ai lavoratori e agli organici. Seve investire sulle persone e non solo sulle cose. – ha sottolineato Turi – . Che ha continuando ricordando che siamo alla seconda edizione la buona scuola 2 la vendetta e il prevalere del pensiero unico da inoculare come una medicina a dispetto del consenso e di un dibattito aperto e serio che coinvolga l’intera comunità nazionale”.
Ma quella di Roma oggi è una piazza piccola per contenere la grande rabbia che monta la protesta, che è una battaglia di civiltà, culturale, giuridica e sociale. Qui c’è l’intera comunità educante dal personale tutto, agli studenti, alle famiglie che chiedono un nuovo umanesimo in cui si rivedano le priorità di un paese che vuole guardare al futuro al benessere sociale ed economico di tutti e non solo di alcuni.
“Lo sciopero di oggi – spiega Turi – chiede risorse aggiuntive e la libertà di contrattazione che con questo decreto è negata ulteriormente. La mobilità e la stessa formazione sono materie di contratto e non di legge. In un paese civile, dopo lo scandalo dei test sbagliati, ci sarebbero dovuto essere le dimissioni di mezzo ministero e l’archiviazione del sistema dei concorsi che, invece, trova sostanza, così come è strutturato nel D.L. 36”.
E sul Contratto non ci sono dubbi:
“In un comparto che rappresenta il fanalino di coda delle retribuzioni non solo in relazione all’Europa, ma anche all’interno del pubblico impiego – spiega Turi – le risorse sono insufficienti a compensare l’inflazione e a riportare il potere di acquisto delle retribuzioni aggravato anche dal mancato rinnovo del CCNL, scaduto da 41 mesi. Forse ci vorrà del tempo, ma ci ringrazieranno per avere intrapreso la strada della resistenza e lasciata quella della resilienza su cui abbiamo già dato”.