Pino Turi: reclutamento e precariato è un problema politico

La questione del reclutamento è un argomento scottante e al centro del dibattito delle organizzazioni sindacali e l’Amministrazione.

“Siamo in presenza di una situazione molto delicata che non può essere risolta con il concorso classico – spiega il Segretario generale Uil Scuola Pino Turi –  che non misura quella parte di professione docente legata all’esperienza, ma si può e si deve verificare l’attitudine alla professione. Voglio ricordare che una situazione, come questa attuale, dove un insegnante su quattro è precario, non è più tollerabile.

Vanno cambiate le procedure di reclutamento per la scuola che ha caratteristiche proprie”.


In questi giorni il ministro Brunetta ha dato una forte accelerazione alle procedure di reclutamento nella pubblica Amministrazione.

La Uil propone di immettere in ruolo  dal prossimo primo settembre, attraverso un corso/concorso straordinario, tutti i docenti precari con almeno tre anni di servizio, con valutazione di  titoli e servizio con un percorso di formazione ed esame finale.

“Il precariato è l’effetto, la causa ha un nome – rimarca Turi – si chiama organico. Ne vengono fatti due l’anno, di diritto e di fatto. Il risultato è nessuna continuità. Noi abbiamo proposto organici triennali, stiamo per assistere ad un licenziamento di massa, 250 mila persone come ogni anno, tra giugno e settembre, vengono rimandate a casa per essere  riassunte, con calma, tra settembre e dicembre.

Non sarà più possibile accettare quanto accaduto lo scorso anno:  sono state sacrificate 33 mila cattedre destinate ai precari, rimaste purtroppo vuote”.

Per il futuro si dovrà pensare ad un organico triennale che dia stabilità al personale e continuità agli alunni. La Uil ha pensato ad  un Patto per l’istruzione.

“Abbiamo bisogno di investire sulla pubblica amministrazione  e di capire se il Governo è intenzionato a garantire stabilità alla scuola, anche attraverso la stabilizzazione del personale precario. Infine  – ha concluso Turi – potremmo anche pensare, se necessario, ad una ripresa dell’anno scolastico in sicurezza, con tutto l’organico in cattedra, in una data che non deve essere necessariamente quella del 1° settembre, ma deve essere credibile e deve essere per tutti”.