Domani si celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e sul femminicidio. Una data che l’Onu non ha scelto a caso. Il 25 novembre del 1960 furono assassinate le sorelle Mirabal dal regime del dittatore Trujillo per essersi opposte al regime .
Per ricordare tutte le donne vittime di un uomo: marito, fidanzato, compagno, padre fratello Uil Scuola Cremona sceglie di ricordare il monologo che Luciana Littizzetto declamò dal pulpito del Palco di Sanremo qualche anno fa. Da allora, purtroppo, nulla è cambiato.
In Italia, in media ogni due o tre giorni, un uomo uccide una donna, una compagna, una figlia, un’amante, una sorella, una ex.
Magari in famiglia, perché non è che la famiglia sia sempre, per forza, quel luogo magico in cui tutto è amore.
La uccide perché la considera una sua proprietà, perché non concepisce che una donna appartenga a se stessa, e sia libera di vivere come vuole lei e persino di innamorarsi di un altro.
E noi che siamo ingenue, spesso, scambiamo tutto per amore.
Ma l’amore, con la violenza e le botte non c’entra un tubo.
L’amore, con gli schiaffi e i pugni c’entra come la libertà con la prigione.
Noi, a Torino, che risentiamo della nobiltà reale diciamo che è come passare dal risotto alla merda.
Un uomo che ci mena non ci ama, mettiamocelo in testa, salviamolo nell’hard disk.
Vogliamo credere che ci ami, bene, allora ci ama male.
Non è questo l’amore.
Un uomo che ci picchia è uno stronzo, sempre, e dobbiamo capirlo subito, al primo schiaffo, perché tanto arriverà anche un secondo, e un terzo, e un quarto.
L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe le costole, non lascia lividi sulla faccia.
Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti. No, ne abbiamo una sola.
Non buttiamola via. ( Luciana Littizzetto)